L’imitatrice svetta sul palco di Sanremo, colorato di arcobaleno da Noemi, Arisa, Ruggeri e Fornaciari: un nastro multicolore per i diritti civili. Garko disastroso.
La prima serata mantiene le promesse della vigilia. Virginia Raffaele, nei panni di Sabrina Ferilli, conferma che questo sarà il “suo” Festival. E il dibattito sui diritti civili arriva sul palco sanremese per iniziativa di alcuni tra i cantanti in gara. Noemi, Arisa, Enrico Ruggeri ed Irene Fornaciari esibiscono infatti, durante le loro performance, un nastro multicolore, simbolo della lotta per i diritti degli omosessuali.
La cronaca: Carlo Conti concede il proscenio
Prima i brani vincenti delle 65 edizioni passate, poi le facce e qualche battuta dei protagonisti di quest’anno: in apertura di festival, Carlo Conti concede il proscenio alla musica facendo la propria apparizione dopo 20 minuti buoni. Originale (e indovinato) il suo mantenersi, perlomeno in apertura, sullo sfondo per lasciare spazio alla musica ed ai cantanti. Buon inizio.
Poi, subito, la gara.
Lorenzo Fragola
Intonazione così così (ma rompere il ghiaccio a Sanremo mica è semplice) per una ballata che, pur senza incantare, si farà largo nelle radio. Voto: 6.
Noemi
“La borsa di una donna” decolla per il testo e le note non banali. Ne riparliamo dal secondo ascolto 😉 Voto: 6,5.
La mattatrice è Virginia
Alle 21.30 Virginia Raffaele prende possesso del Festival. Lo mollerà solo all’una di sabato, preparatevi: questo Sanremo lo vince lei! La sua imitazione della Ferilli (non la migliore in assoluto, ma divertente) introduce i primi sorrisi. Le risate vere arriveranno più avanti.
Dear Jack
Spintissimi dalle radio, ma con un brano troppo sanremese per essere vero. Convincono proprio poco. Voto: 5.
L’entrata in scena del campione di atletica Giuseppe Ottaviani, 100 anni (anzi, 99 e rotti) è da urlo. Più sciolto e fresco della modellona rumena Madalina Ghenea, parla di gioia e sport, di insalata, curiosità e computer con una semplicità alta da laurea ad honorem. E poi canta. Adorabile.
Compare Gabriel Garko che, dopo aver messo a dura prova le truccatrici, spreme la pazienza dei telespettatori con un lunare aneddoto che coinvolge la mamma ed un telefono (di più non s’è capito). La prosecuzione della serata sarà pure peggio: che pena… Aridatece Ottaviani!
Caccamo&Iurato: attenti a quei due
Caccamo&Iurato sfoderano la canzone perfetta e la interpretano gran bene. Favoriti per la vittoria finale? Mi sa di sì… Voto: 7.
La pausa con la Pausini che pausineggia (“Buonasera Sanremo, buonasera all’Italia, casa mia!”) è più autopromozione e secchezza delle fauci (cioè emozione sua) che emozione nostra. La finta sorpresa prima del duetto tra la Pausini che fu (in video) e la Pausini che è (vivolive) fa tanto tivù di qualche anno fa. Poi, per carità. brava è brava…
Si torna alla gara.
Gli Stadio
In passato hanno composto e cantato di meglio ma fanno il loro, con tanto di coretto finale da curva (e sennò, che Stadio sarebbe?) Voto: 6.
Arisa
Sa essere orecchiabile e non banale, con un brano intenso anche nel testo. Proprio cresciuta. Voto: 6,5.
Aldo Giovanni e Giacomo: scontato déjà vu
Sketch visto, rivisto e stravisto: Pdor figlio di Kmer con tutto quel che segue. Il pubblico oceanico del Festival non avrebbe meritato qualcosa di più originale? Occasione persa per loro, che da qualche tempo sono un po’ ai margini.
Riprende la gara.
Enrico Ruggeri
Brano che scorre via liscio, senza troppi brividi ma con tanto mestiere. Voto: 6,5.
Bluvertigo
Fuori dal coro. Un’altra cosa (e infatti il televoto non li premierà), con una spruzzata di genialità che l’afonia di Morgan non riesce ad oscurare. I miei preferiti. Voto: 7,5.
Elton John, brividi e quella frase: “Non avrei mai pensato di diventare papà”
Elton John incanta l’Ariston con alcuni dei successi più amati. Chi si aspettava comizi si deve accontentare di un inciso quando, parlando della sua vita, confessa: “Non avrei mai pensato di diventare papà”.
Rocco Hunt
Simpatico, eh? Ma quel “Wake up, guagliù” stracolmo di luoghi comuni e scontatezze non si può sentire. Voto: 4.
Irene Fornaciari
Canta il dramma dei migranti: il testo è più forte della musica, ma il risultato finale vale. Voto: 6,5.
Maître Gims. Poi, la classifica
“Est-ce que tu m’aime?” di Maître Gims è il successo planetario con cui il Festival scavalla la prima mezzanotte dell’edizione numero 66. In definitiva serata gradevole, pur senza picchi memorabili. Attendiamo la sentenza dell’Auditel.